Panoramica dei mercati finanziari

Tabella delle fluttuazioni dei principali indici azionari

I rendimenti degli asset sotto rappresentati tengono conto del cambio valutario in €, in maniera tale che tutte le performance siano equamente rapportabili.

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Tabella delle fluttuazioni dei principali asset non azionari

I rendimenti delle materie prime e delle cripto sotto rappresentati tengono conto del cambio valutario in €, in maniera tale che tutte le performance siano equamente rapportabili.

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Outlook di ottobre

Vertice Trump–Xi: tregua su dazi e terre rare ➡️

Dopo mesi di tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, il recente incontro tra Donald Trump e Xi Jinping ha portato a una mini-tregua commerciale. I due leader, a margine del vertice APEC in Corea del Sud, hanno annunciato un’intesa temporanea per allentare la guerra dei dazi e le restrizioni sulle terre rare. I punti chiave dell’accordo includono:

  • Riduzione dei dazi USA: Washington ha dimezzato dal 20% al 10% il dazio extra sui prodotti collegati al fentanyl, portando il dazio medio totale sui beni cinesi dal 57% al 47%. In parallelo, gli Stati Uniti sospendono per un anno l’estensione di nuove sanzioni commerciali contro aziende cinesi.

  • Export di terre rare: Pechino ha accettato di sospendere per un anno i controlli all’export di terre rare, materie prime cruciali in settori hi-tech e difesa, che la Cina aveva minacciato di bloccare come leva negoziale.

  • Acquisti di beni agricoli: la Cina riprenderà ad acquistare soia americana in volumi consistenti e altri prodotti agricoli, rispondendo a una richiesta chiave di Washington. Questo impegno mira a soddisfare gli agricoltori statunitensi, duramente colpiti dai precedenti dazi di ritorsione cinesi.

  • Stop a nuove tariffe per ora: entrambe le parti hanno concordato di rinviare di un anno eventuali ulteriori dazi reciproci che erano stati minacciati nelle ultime settimane. Ciò contribuisce a evitare un’immediata escalation della guerra commerciale.

Questa intesa, pur significativa, è di portata limitata. Non si tratta di un accordo commerciale completo, ma di un “cessate il fuoco” temporaneo: gli aspetti strutturali del conflitto rimangono irrisolti (dai sussidi industriali cinesi alle restrizioni USA su tecnologie avanzate) e le tensioni potrebbero riaccendersi in futuro. Dal punto di vista dei mercati azionari, la tregua ha rimosso il rischio di una nuova ondata di dazi punitivi nel breve termine, fattore che aveva preoccupato gli investitori. Molte borse avevano già anticipato uno scenario di distensione: i listini globali erano saliti fino a toccare nuovi massimi in attesa di un accordo, e la reazione immediata all’annuncio è stata abbastanza contenuta. Ad esempio, perfino i mercati cinesi sono rimasti quasi invariati dopo la notizia, segno che gran parte delle concessioni erano già attese e scontate nei prezzi.
In sintesi, l’accordo Trump–Xi offre un sollievo psicologico al mercato (evitando per ora scenari di “trade war” totale) ma non rappresenta la soluzione definitiva delle dispute commerciali, limitando l’entusiasmo degli investitori a un cauto ottimismo.

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Politica monetaria USA: la Fed taglia i tassi e ferma il QT ➡️

Parallelamente alle novità sul fronte commerciale, la Federal Reserve statunitense ha adottato una linea più accomodante di politica monetaria nell’ultima riunione. A fine ottobre la Fed ha deciso di tagliare i tassi d’interesse di 0,25 punti percentuali, portando il corridoio del tasso sui Fed Funds al 3,75%–4,00%. Si tratta del secondo taglio consecutivo, motivato da segnali di rallentamento dell’economia e dall’inflazione in calo verso il 3%. Contestualmente, la banca centrale ha annunciato la fine del “quantitative tightening” (QT), ossia della riduzione del suo bilancio, a partire dal 1° dicembre. In pratica la Fed smetterà di drenare liquidità dai mercati finanziari: non lascerà più scadere titoli senza reinvestirli, mantenendo stabile lo stock di Treasury in portafoglio. Il presidente Jerome Powell ha spiegato che le riserve bancarie nel sistema sono scese vicino al livello minimo ritenuto “ampio” e sono emersi segnali di tensione nei mercati monetari, tali da giustificare lo stop al QT.
Indicativo è quanto accaduto a fine mese: il 31 ottobre la Fed ha immesso liquidità per 50,35 miliardi di dollari attraverso operazioni repo, un importo record per il suo Standing Repo Facility, al fine di attenuare le forti pressioni di fine periodo nel mercato interbancario. Questa pronta iniezione di denaro, la più alta dall’introduzione del meccanismo nel 2021, evidenzia come la banca centrale sia intervenuta per stabilizzare i tassi a brevissimo termine, evitando un’impennata del costo del denaro overnight. In sintesi, le mosse della Fed indicano un cambiamento di postura: politica monetaria più espansiva e maggiore liquidità nel sistema finanziario. Un contesto di tassi in discesa e abbondanza di liquidità è generalmente favorevole per le azioni, poiché riduce i costi di finanziamento per le imprese e incentiva gli investitori a spostarsi verso asset rischiosi in cerca di rendimento. Come osservato dagli analisti, in un’economia in cui tassi più bassi, alta liquidità e leva finanziaria spingono al rialzo i mercati finanziari, la fine del QT per alleviare le tensioni di liquidità segna un importante cambiamento di rotta della Fed.

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Impatto globale e reazioni dei mercati ➡️

Le notizie combinate di distensione commerciale e di sostegno monetario hanno avuto ripercussioni a livello globale. Gli investitori di tutto il mondo hanno interpretato questi sviluppi come segnali positivi, aumentando la propria esposizione ai mercati azionari. Già nelle settimane precedenti, i flussi verso l’azionario erano in crescita in previsione di una svolta favorevole: nella settimana terminata il 29 ottobre, gli investitori hanno accumulato afflussi netti per 10,58 miliardi di dollari nei fondi azionari globali, il sesto saldo positivo consecutivo. In particolare, i mercati asiatici, più direttamente sensibili sia alla domanda cinese che alle condizioni finanziarie USA, hanno registrato forti ingressi di capitale, beneficiando delle prospettive di riduzione dei dazi e di politiche monetarie più espansive. Le Borse mondiali avevano già scontato in buona parte questi scenari, tanto che molti indici avevano toccato massimi storici prima ancora degli annunci ufficiali. Una volta confermate le notizie, le reazioni di mercato sono state moderate ma comunque evidenti: l’insieme di minori tensioni commerciali e maggior supporto delle banche centrali ha contribuito a mantenere il sentiment positivo. Alcuni settori industriali e tecnologici globali, dipendenti dalle catene del valore USA-Cina, hanno tirato un sospiro di sollievo grazie al mantenimento dell’accesso alle terre rare cinesi e all’assenza di nuovi dazi imminenti. Allo stesso tempo, l’orientamento più accomodante della Fed ha indebolito il dollaro e leggermente abbassato i rendimenti obbligazionari, condizioni che tendono a favorire i mercati emergenti e gli asset più rischiosi.
Va notato che l’entusiasmo è rimasto sotto controllo: ad esempio, la piazza azionaria di Shanghai è rimasta praticamente invariata dopo il vertice Trump–Xi, segno che gli operatori erano prudenti e consapevoli che si tratta di misure temporanee. Anche a Wall Street la reazione al taglio Fed è stata inizialmente tiepida, poiché Powell ha frenato le aspettative di ulteriori ribassi dei tassi a dicembre. Nel complesso, però, l’intonazione dei mercati globali è migliorata: l’azionario si mantiene su livelli elevati e la volatilità si è ridotta, in un clima di maggiore fiducia alimentato sia dalla pausa nella guerra commerciale sia dalla maggiore liquidità fornita dalle banche centrali.

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Oro ➡️

Nel mese di ottobre l’oro ha consolidato sopra quota 4.000 dollari l’oncia, il movimento si è distinto per solidità: a differenza dei rally precedenti guidati dal sentiment retail o da eventi geopolitici acuti, l’attuale fase riflette un cambiamento strutturale nella domanda, in particolare da parte delle banche centrali che continuano ad accumulare a ritmi sostenuti. Le riserve valutarie stanno subendo un lento ma persistente processo di de-dollarizzazione, e l’oro ne è il principale beneficiario. Questo flusso istituzionale è diventato il backstop naturale del mercato, indipendentemente dalla volatilità dei dati macro mensili. L’inversione delle aspettative sui tassi, con il mercato che ora prezza un ciclo di easing Fed più vicino, ha ridato slancio alla debasement trade, sostenendo asset reali come l’oro e comprimendo i rendimenti reali. Tuttavia, l’oro sta performando bene anche in un contesto in cui il dollaro rimane relativamente forte: un segnale che l’asset ha disancorato parte della sua correlazione storica con il biglietto verde, probabilmente per effetto degli acquisti ufficiali non speculativi.
Il mercato inizia a scontare scenari di instabilità fiscale cronica negli Stati Uniti, ed è questa narrativa, più del rischio geopolitico, a sorreggere l’attuale pricing. Guardando avanti, i prezzi sembrano aver incorporato buona parte delle aspettative di policy monetaria per i prossimi sei mesi, ma potrebbero non riflettere appieno l’erosione di fiducia strutturale verso i sovereign bond come collaterale di riserva. In assenza di un forte rimbalzo dei rendimenti reali o di una normalizzazione fiscale credibile negli USA, il metallo resta ben ancorato. Il rischio principale nel breve resta tecnico, eccesso di posizionamento long, ma i fondamentali continuano a fornire sostegno su eventuali fasi di storno.

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Bitcoin ➡️

Nelle ultime settimane Bitcoin ha mostrato segni di relativa debolezza dopo il rally esplosivo di ottobre che lo aveva portato a superare i 126.000 dollari. Il break-out si è sgonfiato in corrispondenza di un’ondata di prese di profitto da parte di wallet storici e di operatori che avevano anticipato il momentum legato agli ETF. I dati on-chain di fine ottobre hanno evidenziato flussi in uscita da wallet dormienti e un picco nei depositi sugli exchange, a segnalare una fase di distribuzione che ha ridimensionato l’upside di breve. Il mercato sembra aver già scontato molte delle narrative bullish: Fed più accomodante, narrativa del debasement, e afflussi verso ETF spot. Tuttavia, la correzione successiva suggerisce che il posizionamento era eccessivamente orientato in direzione long e vulnerabile a shock macro. L’assenza di una reazione significativa di BTC alle tensioni geopolitiche recenti (in contrasto con oro e Treasury) ha messo in discussione la sua funzione di hedge di portafoglio nel breve termine, pur non inficiando la tesi di lungo periodo come riserva alternativa.
Sul fronte strutturale, l’impatto degli ETF ha avuto un ruolo duplice: ha portato credibilità e profondità al mercato, ma ha anche introdotto una nuova forma di distribuzione ordinata da parte degli early holders, con effetti tecnicamente ribassisti nel breve. Il ciclo post-halving sembra in atto ma meno esplosivo dei precedenti, segno che la maturazione del mercato sta diluendo l’effetto di shock sull’offerta. In prospettiva, il potenziale di medio termine resta intatto, con target teorici che rimangono superiori ai livelli attuali se Bitcoin dovesse raggiungere un peso strategico stabile nei portafogli istituzionali e retail. Tuttavia, nel brevissimo, la mancanza di nuovi catalizzatori e l’attività in calo sui derivati suggeriscono una fase di consolidamento laterale. Finché il quadro macro non fornirà nuove sorprese dovish, o afflussi netti verso gli ETF non torneranno su ritmi sostenuti, Bitcoin rischia di muoversi in range. In sintesi: fase tecnica di assestamento, ma con fondamentali di lungo periodo ancora solidi e potenziale riattivazione al prossimo shift di regime sulla liquidità globale.

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Trimestrali

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Netflix ➡️

EPS: 5.87$ vs 6.96$ attesi
Fatturato: 11.51B$ vs 11.51B$ atteso

Forte trimestre, ma aspettative alte
Netflix ha registrato una crescita significativa di abbonati e ricavi, spinta da titoli originali vincenti e nuovi aumenti di prezzo. La capacità di monetizzare la base utenti, pur in un contesto di scioperi a Hollywood, ha confermato la solidità del modello. Tuttavia, i numeri positivi sono arrivati dopo un rally importante del titolo, con investitori già posizionati su una sorpresa ancora più ampia.

Guidance debole e prese di profitto
La previsione di ricavi per il quarto trimestre è risultata inferiore alle stime, alimentando timori di rallentamento. Anche i recenti aumenti tariffari sollevano dubbi sull’elasticità della domanda. Nonostante fondamentali solidi, il titolo ha subito un forte calo per via di aspettative elevate e segnali di normalizzazione della crescita. Netflix resta ben posizionata, ma dovrà dimostrare continuità nei prossimi trimestri.

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Tesla ➡️

EPS: 0.5$ vs 0.54$ attesi
Fatturato: 28.1B$ vs 26.22B$ atteso

Margini sotto pressione per scelta
Tesla ha riportato un calo marcato della redditività, frutto di tagli aggressivi ai prezzi per sostenere la domanda in un contesto competitivo. La strategia punta chiaramente all'espansione dei volumi, ma i margini si sono compressi ai minimi degli ultimi anni. Le consegne sono risultate deboli, in parte per aggiornamenti agli impianti. L’azienda mostra ambizione, ma la sostenibilità economica nel breve resta sotto osservazione.

Visione di lungo termine scontata poco
Elon Musk ha ribadito l’impegno sul fronte AI, guida autonoma e robotica, alzando gli investimenti in R&S. Tuttavia, il mercato fatica a prezzare queste scommesse future quando l’utile scende e la domanda rallenta. Il titolo ha corretto duramente dopo i risultati, penalizzato dalla combinazione di margini in calo e outlook incerto. La narrazione visionaria di Tesla regge, ma gli investitori ora vogliono più execution.

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Intel ➡️

EPS: 0.23$ vs 0.01$ attesi
Fatturato: 13.7B$ vs 13.13B$ atteso

Segnali di ripresa dal turnaround
Intel ha battuto le attese sugli utili grazie a una rigida disciplina dei costi e primi risultati del piano di rilancio. La redditività operativa è tornata positiva, segnalando che il taglio delle spese e la focalizzazione sui prodotti chiave stanno dando frutti. Il fatturato resta però ancora sotto pressione, segno che la domanda nei mercati core (PC e data center) sta ripartendo lentamente.

Fiducia sul futuro, ma sfide evidenti
La guidance per il trimestre successivo è stata più alta delle attese, alimentando speranze su una stabilizzazione in corso. Tuttavia, il posizionamento competitivo resta fragile rispetto a leader come AMD e Nvidia. Il titolo ha reagito positivamente, ma gli investitori attendono conferme sui progressi nella produzione interna e nel business foundry. Il turnaround è in atto, ma serve continuità per riguadagnare credibilità.

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PayPal ➡️

EPS: 1.34$ vs 1.21$ attesi
Fatturato: 8.42B$ vs 8.22B$ atteso

Volume in crescita, margini incerti
PayPal ha superato le attese sugli utili grazie all’incremento del volume di pagamenti e a una buona tenuta dei consumi digitali. Tuttavia, la pressione competitiva continua a erodere i margini, rendendo più difficile monetizzare la crescita. Il business rimane solido, ma l'espansione è frenata da una guerra di prezzi e da un contesto macro ancora incerto. Il nuovo CEO ha promesso maggiore disciplina operativa.

Reazione fredda nonostante il rialzo
Nonostante l’upgrade della guidance annuale sugli utili, il titolo ha reagito debolmente: il mercato si aspettava segnali più chiari su strategia e innovazione. Il focus resta sulla redditività, ma la mancanza di catalizzatori visibili pesa sul sentiment. Gli investitori chiedono un cambio di passo nella proposta di valore, anche per fronteggiare rivali più agili. PayPal è in transizione e dovrà dimostrare di saperla guidare con convinzione.

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Alphabet ➡️

EPS: 2.87$ vs 2.29$ attesi
Fatturato: 102.35B$ vs 99.79B$ atteso

Pubblicità in ripresa, cloud rallenta
Alphabet ha superato le attese grazie alla solidità del business pubblicitario, con Search e YouTube in forte crescita. Il motore advertising si conferma resiliente, sostenuto dalla spinta dell’intelligenza artificiale e dalla stagionalità positiva. Tuttavia, la crescita di Google Cloud ha deluso le aspettative, mostrando un rallentamento rispetto ai trimestri precedenti. Il mercato ha reagito con cautela, premiando solo in parte la performance aggregata.

Investimenti forti, ma aspettative alte
L’azienda continua a investire in modo massiccio in data center e AI generativa, segnalando una strategia chiara ma anche costosa. La spinta all’efficienza rimane centrale, ma la pressione concorrenziale aumenta su più fronti. La trimestrale ha mostrato numeri solidi ma non entusiasmanti, in un contesto dove Alphabet è valutata su execution impeccabile. Il titolo ha corretto, segno che ora serve di più per sorprendere il mercato.

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Microsoft ➡️

EPS: 4.13$ vs 3.66$ attesi
Fatturato: 77.7B$ vs 75.32B$ atteso

Azure guida la crescita complessiva
Microsoft ha battuto le attese con una crescita solida trainata da Azure e dalla suite Office. Il cloud continua a espandersi a ritmo sostenuto, beneficiando dell’integrazione di strumenti AI nei prodotti enterprise. Anche le divisioni software e servizi hanno contribuito, con margini in aumento e domanda resiliente. La combinazione di innovazione e modello ricorrente rafforza il posizionamento dell’azienda in un contesto tecnologico in rapida evoluzione.

AI come leva di monetizzazione
La narrativa sull’intelligenza artificiale è diventata sempre più concreta, con i Copilot già integrati nei prodotti core. Il mercato ha accolto positivamente la capacità di Microsoft di trasformare l’AI in fatturato incrementale, senza compromettere la redditività. La guidance per i trimestri successivi ha confermato questo slancio. Il titolo ha reagito bene, sostenuto da numeri solidi e dalla credibilità strategica di lungo termine.

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Meta ➡️

EPS: 1.05$ vs 6.68$ attesi
Fatturato: 51.24B$ vs 49.36B$ atteso

Pubblicità in ripresa vigorosa
Meta ha registrato un trimestre brillante, con ricavi pubblicitari in netta crescita e margini operativi ai massimi da anni. La spinta arriva dall’efficienza operativa e dal successo dei Reels, che attirano budget crescenti. L’aumento delle impression compensa la leggera flessione dei prezzi, segnalando un modello scalabile. L’“anno dell’efficienza” promesso da Zuckerberg si traduce ora in risultati concreti, sia in termini di utile che di sentiment positivo.

Spinta su AI e metaverso
Nonostante l’ottima redditività, Meta ha ribadito l’intenzione di accelerare sugli investimenti in AI e realtà virtuale. Il mercato ha accolto la notizia con cautela: se da un lato la crescita è evidente, dall’altro i costi futuri tornano sotto i riflettori. L’azienda ha anche avvertito che l’instabilità geopolitica potrebbe impattare la pubblicità nel trimestre natalizio. Il titolo ha tenuto, ma con meno euforia rispetto a quanto suggerirebbero i numeri.

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Amazon ➡️

EPS: 1.95$ vs 1.56$ attesi
Fatturato: 180.2B$ vs 177.75B$ atteso

Retail e AWS in miglioramento
Amazon ha sorpreso con una crescita a doppia cifra e margini operativi in netto recupero. Le vendite retail, soprattutto in Nord America, hanno beneficiato di una gestione più efficiente delle scorte e promozioni mirate. Parallelamente, AWS ha mostrato segnali di accelerazione dopo mesi di rallentamento. Il mix tra e-commerce e cloud ha funzionato bene, restituendo fiducia sul fatto che l’azienda stia tornando a un ritmo sostenibile di espansione.

Investimenti forti sull’intelligenza artificiale
Il CEO Jassy ha evidenziato il ruolo centrale dell’AI nei piani futuri, con forti investimenti in infrastrutture per sostenere la nuova offerta cloud. La guidance per il trimestre natalizio è stata in linea, ma prudente, riflettendo cautela sulle variabili macro. Il mercato ha reagito positivamente, premiando l’equilibrio tra crescita e disciplina. Amazon sembra aver ritrovato slancio, pur mantenendo un profilo attento ai costi e alla redditività.

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Apple ➡️

EPS: 1.85$ vs 1.76$ attesi
Fatturato: 102.5B$ vs 101.69B$ atteso

Servizi e iPhone restano solidi
Apple ha chiuso l’anno fiscale con ricavi stabili, ma ha battuto le attese sugli utili grazie alla resilienza dei servizi e alla domanda per i nuovi iPhone. La base installata continua ad allargarsi, riflettendo un ecosistema forte e fidelizzato. Nonostante il lieve calo delle vendite totali, la redditività rimane elevata, supportata da margini lordi record. Il business mostra forza nei segmenti chiave, anche in assenza di vere sorprese.

Outlook cauto, ma equilibrio solido
Il management ha offerto una guidance prudente per il trimestre natalizio, citando incertezze macro e vincoli sui cambi. Il mercato ha reagito con moderazione: i fondamentali reggono, ma servono nuovi catalizzatori per entusiasmare gli investitori. Apple si conferma un titolo di qualità con capacità difensive, ma con minore appeal speculativo rispetto ad altri big tech. L’attesa è ora sul ciclo dell’iPhone 15 e sull’evoluzione della strategia AI.

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